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I santi di Salvini

Ha fatto scandalo l’intervista a Matteo Salvini del TG1 di qualche giorno fa quando sulla parete che faceva da sfondo al leader della Lega erano appesi santi, madonne, crocifissi insieme ad un paio di bandiere dell’Italia di contorno. I commenti indispettiti di molti hanno riguardato l’utilizzo illegittimo dei simboli religiosi in campagna elettorale o semplicemente la falsità di un uomo che evidentemente non ha nulla a che fare con la storia e i valori di quelle immagini ma se ne appropria per il proprio tornaconto.

Io, in realtà, non ho visto alcuno scandalo. Prima di tutto perché Matteo Salvini insieme a Giorgia Meloni, cioè la Lega e Fratelli d’Italia, hanno aderito formalmente e da tempo a quella sorta di internazionale del fondamentalismo religioso cristiano in politica che va da Steve Bannon a Victor Orbàn, passando per Marie Le Pen. Fautori della cosiddetta “democrazia illiberale”, questi politici europeo-statunitensi, hanno da subito utilizzato i riferimenti simbolici cristiani, cattolici soprattutto ma non solo, come collante popolare a compensazione della perdita dei diritti liberali. Simboli religiosi e riferimenti nazionalistici utilizzati come i tifosi delle squadre di calcio utilizzano i colori e i cori da stadio delle loro squadre: per fare gruppo in curva e insultare squadra e tifosi avversari.

Del resto qual è il modo giusto di utilizzare questi simboli religiosi? In un contesto dove i punti di riferimento culturali si sono liquefatti, dove tutto scorre lentamente e si mescola incessantemente in un magma informe, ognuno può prendere quello che vuole, dargli la forma che vuole ed utilizzarlo come vuole. Non è questo quello che fanno tutti? A “destra”, come abbiamo appena visto, ma anche a “sinistra” la logica è sempre la stessa. Pensate alla trasformazione dei diritti soggettivi da riconoscimento per l’emancipazione (diritti delle donne, dei lavoratori, dei disabili, etc.) ad emancipazione del riconoscimento: ognuno è legittimato a scegliere chi vuole essere e a chiedere il diritto ad essere riconosciuto come tale.

La logica è sempre la stessa. Sono “Io” che decido, impongo la mia volontà. Se in questo momento mi sento “donna, madre e cristiana” chi può affermare il contrario? E la contrapposizione con la “transgender, single e buddista” è del tutto formale.

Del resto non pensate che Meloni e Salvini vogliano davvero ritornare alla tradizione cattolica, quella vera di qualche decennio fa. Chi ha avuto la fortuna di conoscerla personalmente, e credo che la mia generazione sia stata l’ultima a conoscerla, la tradizione religiosa cattolica non era semplicemente appartenenza da tifoseria ad una parte sociale invece che all’altra, era soprattutto adesione a dei valori umani, sociali e politici molto forti e vincolanti. Se dovesse ritornare una cosa del genere Salvini sarebbe il primo a perdere ogni tipo di rilevanza sociale.

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